L’andamento delle borse mondiali in questi primi mesi del 2016 è stato uno dei peggiori degli ultimi 15 anni (se non oltre). Nella tabella sottostante vediamo le performance registrate dai principali indici di mercato mondiali da inizio anno all’11 febbraio di ogni anno di riferimento. Né l’anno 2008 (inizio della crisi subprime) né l’anno 2009 (post fallimento Leehman Brothers) ha visto un simile rintracciamento così ampio e diffuso delle borse mondiali.

Fonte: Bloomberg

Ulteriore dato interessante al fine di contestualizzare il quadro tecnico attuale è l’indice di volatilità del mercato americano ed europeo. Nei primi 42 giorni di quest’anno sono entrambi saliti rispettivamente del 54,53% e 72,74%. Un incremento eccezionale paragonabile solo a inizio 2008 (per il mercato europeo) che, come sappiamo, ha dato inizio ad una delle crisi finanziari (ed economiche a seguire) peggiori dal 1929 (La grande crisi).
E’ nostra opinione che la profonda correzione cui abbiamo assistito a inizio anno:

  • si sia verificata in assenza di un vero e proprio elemento scatenante, sia esso un dato macroeconomico particolarmente negativo o notizie fondate (presunte difficoltà di Deutsche Bank) tali da modificare le attese degli analisti;
  • sia sintomatica più di un “panic selling“ dovuto alla situazione patrimoniale del sistema bancario italiano (in particolare di alcuni istituti) che ha però colpito in modo indiscriminato tutto il settore;
  • abbia più un’origine di “flussi finanziari” che di ratio “fondamentale”, ovvero che sia stata amplificata nell’intensità anche dalle necessità di alcuni grandi investitori internazionali (in particolare del Medio Oriente) costretti a controbilanciare gli squilibri dei propri conti (dovuti al persistente calo del prezzo del petrolio) con la vendita di ingenti attività finanziarie.

LE INCOGNITE
Non possiamo certamente nascondere alcuni punti di criticità:

  • prezzo del petrolio;
  • crescita economica cinese;
  • deterioramento delle difficoltà del sistema bancario italiano;
  • quadro tecnico dei mercati che potrebbe essere stato compromesso nel caso di ulteriori ribassi;
  • Brexit (uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea);

 

  1. Per quanto riguarda il primo punto nel corso di quest’ultimo mese si è assistito ad un ritorno oltre i 40$ al barile grazie anche alle recenti indicazioni dei maggiori produttori di un eventuale taglio della produzione;
  2. Per quanto riguarda i timori di una frenata brusca dell’economia cinese (con le evidenti ripercussioni del caso sulla crescita globale) sposiamo più la convinzione che il paese stia attraversando una fase di trasformazione strutturale (da paese produttore di manufatti a paese consumatore) che non comporterà un crollo del tasso di crescita, bensì una stabilizzazione della stessa (già ormai incorporata dai mercati finanziari).
  3. Per quanto riguarda il terzo punto, riteniamo che l’accordo di base raggiunto a livello europa per la creazione di un mercato dei NPL (Non Profit Loans) sia un buon punto di partenza per poter ridare spinta al sistema finanziario. Certo non sarà un processo che terminerà nel breve termine e senza “vittime”;
  4. Per quanto riguarda il quarto punto, il recente rimbalzo dei mercati nel corso dell’ultima settimana sta fugando questa preoccupazione.

L’elemento certo è che la volatilità rimarrà alta, ma proprio per questo continuiamo a ritenere consigliabile un approccio agli investimenti flessibile e diversificato attraverso i prodotti di risparmio gestito.

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